Le Olimpiadi e i miei ricordi: il babbo, il rugby e una vittoria inaspettata

Mi è sempre piaciuto guardare le Olimpiadi, amo lo sport e conosco il valore della fatica, al di fuori delle copertine patinate dove si raccontano miti e personaggi. Mi piace lo sport olimpico perchè lo associo ancora al valore del riscatto di discipline troppo spesso etichettate come minori o di poco interesse che tante emozioni hanno sempre saputo regalare, al sudore (tanto) di giovani uomini e donne disposti a battersi per un sogno, contro tutto e contro tutti, a volte anche contro se stessi.

Ho ricordi diversi legati alle Olimpiadi. Il primo (il più bello di tutti) è quello del babbo, seduto sulla sua sdraio al campeggio a Massa. Noi le Olimpiadi le guardavamo lì, tifando per il tricolore e smadonnando quando un cm o un decimo negavano il podio ad uno dei nostri ragazzi. Forse lo capisco solo oggi quanto fossero speciali quei giorni d'estate, quel fare niente, insieme, che era la cosa più bella del mondo.

Il secondo risale al 2008 quando con la nazionale di rugby 7s e Touch ho avuto il piacere di rappresentare l'Italia agli europei di Massy in Francia. Le cerimonia di apertura (che è stata un 100esimo di quella Olimpica), l'inno che suona, tante lingue diverse nel "villaggio" che non era altro che il centro federale francese. Il bacio rubato a Mylene (mediana francese), gli scozzesi in kilt, le lacrime per il bronzo strappato alla Francia in casa loro. Ho pianto per tre giorni per quell'accumulo di emozioni e mi son sempre chiesto chissà cosa sarebbe stato partecipare ad un'Olimpiade. Probabilmente mi sarebbe scoppiato il cuore.

Il terzo risale a tantissimi anni fa. Era il 1988, io ero un goffo rugbista 14enne, ma ancora nuotavo e partecipavo ai Giochi della Gioventù, che credo adesso non esistano nemmeno più. Però è la cosa più vicina ad un'Olimpiade che io abbia mai vissuto, con tantissime discipline diverse e ragazzi/e che arrivavano a Roma da tutta Italia. Tornai a casa con due medaglie d'oro, si insomma due vittorie e se quella con il rugby ci poteva stare, la mia scuola media Buricchi di Prato annoverava praticamente tutti i rugbisti pratesi del tempo, l'altra è una di quelle storie che non racconto mai, tanto è increbile e penso sempre che sia stato uno strano scherzo del destino, far vincere uno che non vinceva mai: goffo, timido, secchione: insomma uno sfigato. Con la squadra di rugby battemmo nettamente tutte le avversarie fino alla finale, vinta, con una scuola di Ladispoli. Onestamente non giocai nemmeno moltissimo ma c'ero ed ebbi la mia medaglia. Non ricordo molto, solo che avevo fame e che il pranzo, al volo tra una partita e l'altra era stato pessimo. Pensavo che la mia giornata fosse finita, non restava altro che guardare gli amici gareggiare in altre discipline e aspettare di risalire sul bus per tornare a casa.

Io una seconda gara non la dovevo fare, nel nuoto non mi ero qualificato. Fui abbastanza sorpreso quando il mio prof. di allora venne a cercarmi per dirmi che uno dei ragazzi si era sentito male (scoprimmo solo dopo che aveva preso il morbillo) e che se avevo un costume potevo provare a fare la gara io, visto che non so come mi aveva fatto passare per una riserva. Io il costume l'ho sempre usato per giocare e così scesi dalla tribuna ed andai a buttarmi in acqua: 50 m stile libero. Praticamente senza speranza. Batteria di qualificazione, 2° tempo... Certo che dovevano essere scarsi gli altri, tant'è. Il tempo di respirare e via con la finale. Esco dalla vasca stanchissimo, il prof. mi abbraccia, non so come nè perchè, forse gli altri sono svenuti tutti, fatto sta che ho vinto... Di un niente, ma ho vinto. E allora torno sul podio, da solo, con il mio costume da due lire ed una cuffia di gomma, rimediata chissà dove, con la mia pancia e le movenze da rugista. Oro (si insomma 1° posto) nei 50 m stile. Dicono il mio nome all'altoparlante, un sacco di applausi, il prof. saltella che sembra un canguro e io non ci credo. In realtà se ci penso non ci credo neppure adesso. E' stata la mia ultima gara di nuoto.

Io non lo so cosa si prova a fare un'Olimpiade, però quella volta sul gradino più alto del podio, mi sono sentito il re del mondo. Per questo continuerò a battermi perchè i ragazzi facciano sport, perchè possano conoscere il valore della fatica, il concetto di sacrificio, la delusione di una sconfitta e la gioia incredibile, per quanto magari unica di una vittoria. Emozioni che non si possono raccontare.

CITIUS, ALTIUS, FORTIUS!!!

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