Lei guardò il campo scuro.
A prima vista pareva minaccioso, brullo e dolcemente infinito.
Sembrava perdersi tra mille linee insicure fino a quell’acca lontana.
La vidi così all’improvviso. Un sorriso e lei che ricambiava, sorpresa, forse un po’
compiaciuta, chissà poi perché. Forse solo per il fatto di esserci.
Mi scoprii sorpreso a guardarla di nuovo, notando qualcosa che mi era sfuggito al primo sguardo: un modo timido, impacciato e in qualche modo speciale in cui chiudeva gli occhi, accompagnato dalla linea dolce in cui la sua pelle si increspava ad ogni espressione. Dettagli pensai.
La vidi così all’improvviso. Un sorriso e lei che ricambiava, sorpresa, forse un po’
compiaciuta, chissà poi perché. Forse solo per il fatto di esserci.
Mi scoprii sorpreso a guardarla di nuovo, notando qualcosa che mi era sfuggito al primo sguardo: un modo timido, impacciato e in qualche modo speciale in cui chiudeva gli occhi, accompagnato dalla linea dolce in cui la sua pelle si increspava ad ogni espressione. Dettagli pensai.
Sono passati giorni. I minuti hanno smesso di essere logica e sono diventati qualcosa che non so più definire: forse compagni, forse tessere di un mosaico che non si comporrà mai.
Se chiudessi gli occhi potrei udire sicuro la profondità del suo respiro, mentre il suo corpo si tende inseguendo qualcuno che sfugge, o con le mani protese a racchiudere un pallone ovale. Strano oggetto da pensare nelle sue mani.
A volte mi capita di sfiorarle, docili dispensatrici di un calore che non mi appartiene.
Percepisco rabbia nel suo cuore, o forse è il mio che batte così velocemente?
Osservo ancora le sue mani e la mia voce si perde nel vento che carezza il campo. Sorrido pensando che mi temono. Se solo sapessero di quanto le mie sicurezze vacillino mentre guido le sue mani verso i miei fianchi. Si chiama placcaggio, un rito d’amore antico, ma sono sicuro che molti non la pensano così. Sorrido di nuovo.
Mi capita di scorgere sul suo viso due piccole cicatrici, segni di una recente battaglia. Un marchio, come a voler dire che c’è sempre bisogno di lottare per sentirsi viva.
Mi ispira dolcezza, quella sua figura falsamente spavalda, vorrei abbracciarla e dirle basta, dirle che ora ci sono io, che mi ha trovato, che può smettere di fingere.
E' il suo sorriso che si apre davanti al mio sguardo incantato, a dirmi che esiste un colore anche quando tutto è grigio.
Se chiudessi gli occhi potrei udire sicuro la profondità del suo respiro, mentre il suo corpo si tende inseguendo qualcuno che sfugge, o con le mani protese a racchiudere un pallone ovale. Strano oggetto da pensare nelle sue mani.
A volte mi capita di sfiorarle, docili dispensatrici di un calore che non mi appartiene.
Percepisco rabbia nel suo cuore, o forse è il mio che batte così velocemente?
Osservo ancora le sue mani e la mia voce si perde nel vento che carezza il campo. Sorrido pensando che mi temono. Se solo sapessero di quanto le mie sicurezze vacillino mentre guido le sue mani verso i miei fianchi. Si chiama placcaggio, un rito d’amore antico, ma sono sicuro che molti non la pensano così. Sorrido di nuovo.
Mi capita di scorgere sul suo viso due piccole cicatrici, segni di una recente battaglia. Un marchio, come a voler dire che c’è sempre bisogno di lottare per sentirsi viva.
Mi ispira dolcezza, quella sua figura falsamente spavalda, vorrei abbracciarla e dirle basta, dirle che ora ci sono io, che mi ha trovato, che può smettere di fingere.
E' il suo sorriso che si apre davanti al mio sguardo incantato, a dirmi che esiste un colore anche quando tutto è grigio.
Provo a spiegare, movimenti, sistemi, strutture e all’improvviso il rumore si ferma, la mente gira vorticosamente intorno a quegli occhi così verdi da colorare anche il manto brullo del campo, occhi dai quali non riesco più a distogliere l’attenzione. Ecco come svanisce un'anima, ecco come si frantuma il cuore.
Correre, palloni, che volano delicati come a voler conoscere carezze differenti, urla che si confondono in un groviglio di corpi. Non riconosco nemmeno le mie parole, ma il pensiero si fa certezza. È lei, lo sento.
Non ho mai amato confondere due dimensioni, la passione è come la sabbia, ti si attacca dappertutto.
Chiudere una porta. Mi difendo, ma il pensiero è come il vento, si insinua prepotente tra i capelli... Nei vestiti. Eppure per la prima volta in vita mia non mi sento a mio agio in questo luogo, sento di essere nel posto giusto al momento giusto, eppure già so che non posso essere io.
E mentre la mia mente si perde in questo labirinto sento una risata, mi giro e la vedo, l’ammiro nell’incanto di un momento speciale. Corre. La palla adagiata sul petto. I capelli sospinti dal vento le accarezzano il viso allegro e spensierato. Gli occhi sicuri scrutano il campo sorridenti e fieri, concentrati, come se quelle linee nascondessero mille segreti e chissà quali insidie da evitare.
Mi piace l’espressione sul suo viso. Sembra una bambina dagli occhi di adulta, indifesa, ma sensuale allo stesso tempo.
Piove e l’acqua le accarezza il viso strappandole un’altra smorfia, corre ancora e siamo di fronte. Mi preparo ancora una volta intrappolarla tra le mie braccia è l’unico momento in cui sarà mia, ma la mia mente rimbalza ballerina tra mille pensieri e lei sfugge con un balzo felino lasciandomi ad abbracciare una sorsata del suo profumo. Mi piace perfino il suo odore, di fiori, forse lavanda, di buono, di casa.
Mi stupisce di quanto tutto in lei mi sembri familiare, come se avessi passato l’eternità ad ammirare le sue labbra rosee o i suoi occhi da cerbiatta.Non ho mai amato confondere due dimensioni, la passione è come la sabbia, ti si attacca dappertutto.
Chiudere una porta. Mi difendo, ma il pensiero è come il vento, si insinua prepotente tra i capelli... Nei vestiti. Eppure per la prima volta in vita mia non mi sento a mio agio in questo luogo, sento di essere nel posto giusto al momento giusto, eppure già so che non posso essere io.
E mentre la mia mente si perde in questo labirinto sento una risata, mi giro e la vedo, l’ammiro nell’incanto di un momento speciale. Corre. La palla adagiata sul petto. I capelli sospinti dal vento le accarezzano il viso allegro e spensierato. Gli occhi sicuri scrutano il campo sorridenti e fieri, concentrati, come se quelle linee nascondessero mille segreti e chissà quali insidie da evitare.
Mi piace l’espressione sul suo viso. Sembra una bambina dagli occhi di adulta, indifesa, ma sensuale allo stesso tempo.
Piove e l’acqua le accarezza il viso strappandole un’altra smorfia, corre ancora e siamo di fronte. Mi preparo ancora una volta intrappolarla tra le mie braccia è l’unico momento in cui sarà mia, ma la mia mente rimbalza ballerina tra mille pensieri e lei sfugge con un balzo felino lasciandomi ad abbracciare una sorsata del suo profumo. Mi piace perfino il suo odore, di fiori, forse lavanda, di buono, di casa.
In realtà non conosco niente di lei se non il suo nome. Si gira all’improvviso
annuendo. In quel momento la sua grazia è palpabile come la sua spontaneità, la speranza, la voglia di vincere e di vincermi. Sento che è vulnerabile, che potrei ferirla con un gesto, ma sorprendentemente forte e prepotente un nuovo senso di possesso e protezione diventa parte di me.
Rispondo al suo sorriso sincero sorpreso, confuso, semplicemente incantato. La luce che le illumina il viso abbatte in un secondo solo ogni mia difesa, ogni paura, ogni dubbio e ogni riserbo.
È incredibile come accelera il cuore. Corre e si dimena come voler inseguire quella emozione tutta nuova apprezzandola al massimo. Tutto è fermo, tutto è silenzio perfino il vento si ritira in ascolto dei miei pensieri che parlano fra loro e che non lasciano spazio alle parole.
Rimango li, sospeso tra due mondi differenti, in un attimo infinito prima di raccogliere ancora quello strano pallone ovale e percepire ancora una volta che non è quello che mai sarà.
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