Dolce.
Ma come diavolo mi viene in mente di pensare questa parola alle 2:49
di notte. Dolce. Sto bevendo una birra (nemmeno tanto fredda) e mi
viene in mente la parola dolce. Eppure
è così perfetta, questa parola. Ci penso ed intanto continuo a
bere. Riprendo il bicchiere l’avvicino alla bocca, l’allontano e
lo tengo distrattamente tra le mani.
Le tue parole non mi toccano. Si
incollano dense a quella di questa notte senza futuro, all'aria che
che, non so come, sa di sabbia tra le lenzuola. Odore di erba, odore
di pioggia nell'aria. Ti guardo, seduta accanto a me, continui a
parlare. Non ti ascolto, ma so cosa stai dicendo ed è tutto così
assurdo: parliamo già di volerci bene, parliamo di noi e le parole
mi scivolano fuori così immense e fragili come bolle di vetro. Mi
chiedo come facciamo a stare qui seduti accanto, così profondamente
diversi, così lontani da ciò che stavamo cercando.
Poche
ore fa mi lasciavo scivolare tra le tue braccia e portare sotto
queste lenzuola rosse e non ci chiedevamo se mai sarebbe stato
possibile volerci bene al di fuori di questo letto, di questa estate,
o forse solo di un istante. Invece ora mi parli, mi fai domande, una
dietro l’altra e io non ascolto. Ascolto solo il suono
impercettibile della mia anima che inizia a scalpitare, non ho voglia
di guardarti, non ho voglia di pensare cosa risponderti.
Mi
fai ridere, solo perchè cerchi disperatamente di farmi ridere ed io
ti accontento, rido, ma è un sorriso nervoso quello che nasce sulle
mie labbra.
La
birra sta per finire e il mio terrore è non avere null’altro da
fare mentre tu mi parli. Prima mi piaceva ascoltarti, avrei potuto
nutrirmi solo delle tue parole, avrei potuto fare delle tue parole la
mia casa, il mio letto, il mio sempre. Ora però non posso. La mia
testa ha deciso di abbandonare il corpo e di dirigersi lontano, un
po' annoiata o forse delusa, perché ancora una volta è in
disaccordo con il cuore. Mi ritrovo qui, eppure sono a chilometri di
tempo, alla giusta distanza nostalgica da un amore che ho soffocato
prima che potesse diventare pericoloso. Non ti sopporto, ti prenderei
a schiaffi per cercare di risvegliarti dalla tua realtà rarefatta.
Invece sono qui, seduto accanto a te, con questo maledetto bicchiere
che oramai è desolatamente vuoto. Sono qui, senza la mia venere
ambrata, che ho allontano e riavvicinato senza tregua alla bocca come
se cercassi di creare un ritmo tra le tue parole confuse e sperdute.
Lascio
che la tua mano prenda la mia, mi lascio baciare, non ho forze
sufficienti per dirti che non serve a nulla. Mi perdo per un attimo
nel tuo sguardo, non so se è un gioco o sei tu che cerchi di capire.
Ho sempre odiato chi creava questo genere di situazioni. Provo un
dolcissimo piacere a guardarti fissa negli occhi, so che non avrò
bisogno di tante parole perché ciò che vedrai nel mio sguardo non
ammette repliche. No.
Non è così che deve essere. Ecco perché me ne vado. Poso
il bicchiere e mi allontano scivolando lentamente sulle parole
rimaste nell'aria.
2 Commenti
ti seguo da un po' nonostante non abbia mai commentato nulla.
RispondiEliminaa questo però devo. devo proprio.
già. quella con il bicchiere in mano sono io. i pensieri gli stessi, mai confessati.
ti abbraccio
Sono molto felice di sapere che leggi e apprezzi quello che scrivo, spero di avere il piacere di conoscerti prima o poi, chissà se il mio modo di immaginare si sposa davvero con i tuoi gesti ed i tuoi silenzi.
RispondiEliminaRicambio l'abbraccio, oggi è un giorno di sole.