Federico l'ala

Federico alzò gli occhi al cielo.
La vita da quando c’era Giulia non era più la stessa, le cose cambiano giorno dopo giorno, ma lui, e soprattutto lei, se n'erano accorti non giorno dopo giorno, ma un giorno, così, all'improvviso, e quel giorno erano già lontani.
Il bivio era stato superato e loro non lo avevano visto, adesso erano su due strade diverse,
la sua in salita, quella di Giulia chissà.
Federico alzò gli occhi al cielo.
C'era la storia con Tatiana. Quasi due anni, occhi neri, un caratterino. Però coccolona, imprevedibile, e buona, buona come lo sono tutte le donne, anche quelle che non si chiamano Tatiana, che non hanno né gli occhi neri, né un caratterino.
Non se la sentiva di dirle come stavano le cose, troppo difficile, forse avrebbe reagito male, o forse aveva già capito tutto, perché le donne capiscono molto di più e molto più in fretta degli uomini, capiscono e stanno zitte, aspettano e sperano.
Federico alzò gli occhi al cielo. Si sentiva solo. Sapeva che non era questione di un giorno o di un momento, sapeva di essere giù di corda e che non rideva più di cuore da un sacco di tempo. Su un giornale aveva letto che ridere fa bene a tutto, a cominciare dalla salute, rafforza le resistenze immunitarie, meglio della vitamina C.
Federico alzò gli occhi al cielo e vide il cielo, azzurro come in alta montagna, la scia bianca e diritta di un aereo, una nuvoletta bianca e rotonda, la luna bianca perfettamente tagliata a metà. Che strano. La luna e il sole insieme.
Poi vide la palla, alta, che scendeva. Vide un uomo che lo placcava, duro, ai fianchi. Vide la palla schizzare sul campo, afferrata da un altro uomo, che correva via. Veloce, imprendibile.
Federico alzò gli occhi al cielo e vide sopra di sé gli occhi silenziosi e interrogativi dei suoi compagni: quelli della mischia...



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